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Valdarno di Sopra è una delle DOC più recenti nel panorama delle Denominazioni di Origine Controllata regolamentate con le normative moderne nate negli anni ’60.
Eppure la produzione di vini di alta qualità era così consolidata in questi territori da essere inclusa nel bando di Cosimo III de’ Medici che nel 1716 avvertì la necessità di proteggere i prodotti vinicoli toscani provenienti dal Chianti, Pomino, Carmignano e appunto Valdarno di Sopra, dalle contraffazioni. L’editto di Cosimo III del 1716 prendeva atto di una situazione di produzione vitivinicola di alta qualità già a quel tempo ampiamente consolidata e riconosciuta e che derivava da una storia molto antica.
Già gli Etruschi erano in grado di vinificare nel IV secolo a.C. Nel I secolo d.C. Plinio il Vecchio parla delle aree circostanti Arezzo come le migliori per la produzione viticola e fa riferimento a numerose varietà di uve coltivate. Nel Medioevo sono i monaci a curare e proteggere le coltivazioni di vite dal rischio di furti e devastazioni. Nel Catasto Fiorentino del 1427 oltre alle citazioni tecniche catastali si fa riferimento anche al valore dei prodotti ottenuti nelle diverse zone, stilando di fatto una graduatoria di merito e prezzo dei vini dell’epoca.
Nelle trasformazioni agricole avvenute tra il XVI e il XVIII secolo si verifica un primo passaggio a vigneti specializzati e si sviluppa una viticoltura più scientifica ed imprenditoriale.
Nel corso del XIX e XX secolo i vini prodotti nel Valdarno di Sopra erano stati progressivamente accomunati al nome Chianti, inizialmente in maniera generica, in ultimo con la specificazione della sottozona Colli Aretini. La stessa cosa era avvenuta per il Carmignano, risorto col proprio nome solo negli anni ’60 e per il Pomino dove si preferiva contraddistinguere i prodotti sotto la dizione Chianti Rufina.
Per i vini prodotti nel Valdarno di Sopra questa assimilazione con il Chianti non rendeva giustizia alla complessità delle produzioni locali. Da questo territorio provenivano le uve che davano origine a numerosi “Supertuscan” che avevano acquisito una fama ben nota tra gli addetti ai lavori. Si tratta di vini che provengono da vitigni autoctoni, soprattutto Sangiovese in purezza, ma anche Pugnitello, Foglia tonda o Malvasia bianca, o da vitigni alloctoni come Merlot, Syrah, Cabernet Sauvignon e poco o niente avevano da condividere con i disciplinari del Chianti.
Ci troviamo nei versanti orientali e occidentali della Val d’Arno tra la piana di Arezzo e i colli fiorentini. Il clima è sicuramente favorevole alla coltivazione della vite e la zona è classificata come intermedia secondo la scala Rocchi. La zona appenninica della Toscana centrale si trova nell’area di influenza del clima temperato e freddo, ma risente, soprattutto in estate, del clima mediterraneo che ne condiziona in maniera determinante e positiva la fase finale del ciclo vegetativo, permettendo di raggiungere una maturazione completa e progressiva, senza picchi nocivi.
Con DM 13 giugno 2011 questa sorta di delimitazione di origine ante-litteram viene ufficializzata con l’attribuzione della Denominazione di Origine Controllata ai vini “Val d’Arno di Sopra” o “Valdarno di Sopra”. In realtà già nel 2005 era stata compiuta un’operazione per il riconoscimento dei vini Pietraviva con l’ottenimento di una DOC che attualmente è stata inclusa nella nuova Valdarno di Sopra che prevede come sottozone proprio Pietraviva e Pratomagno.
La DOC Valdarno di Sopra prevede le tipologie: Bianco, Bianco spumante, Rosato, Rosato spumante, Rosso. Con indicazione di vitigno prevede: Chardonnay, Sauvignon, Cabernet sauvignon, Cabernet franc, Merlot, Sangiovese, Syrah. C’è poi una tipologia di vino passito, ottenuto da uve a bacca bianca. La zona di produzione comprende i comuni di Cavriglia, Montevarchi, Bucine, Pergine Valdarno, Civitella in Val di Chiana, Castelfranco-Pian di Scò, Castiglion Fibocchi, Terranuova Bracciolini, Loro Ciuffenna, San Giovanni.
I vini prodotti sono: