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Siamo in una delle zone di più antica tradizione di produzioni di vini di eccellenza in Toscana e sicuramente la zona più alta e più fresca dal punto di vista climatico. La produzione di vini di alta qualità era
La Docg Montecucco, situata ai confini nordorientali della provincia di Grosseto, abbraccia il territorio dei comuni di Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Cinigiano, Civitella Paganico, Roccalbegna e Seggiano, ed è facilmente
La Maremma affascina, incanta e stupisce tutti gli amanti del bello e del buono provenienti da ogni parte del mondo. Un’area con caratteristiche climatiche, pedologiche e morfologiche molto diverse tra loro che caratterizzano e rendono unici i
Il territorio di San Gimignano è situato nel cuore della Toscana. Estremamente vocato alla produzione vitivinicola, si differenzia dal resto della regione per la sua 'vocazione bianca': la principale denominazione che qui si produce
A Carmignano si produceva vino fin dall’epoca etrusca e romana. Alla fine del 1300 il Datini comprava a caro prezzo il Carmignano per la sua cantina in Prato e nel 1685 lo decanta il Redi come vino degno di Giove. Carmignano fu scelta
La storia di Montepulciano è da sempre profondamente legata alla fama delle sue vigne e del suo vino, come testimonia la presenza nel centro storico di cantine secolari, ancora oggi in piena attività. Tale legame è confermato
Valdarno di Sopra è una delle DOC più recenti nel panorama delle Denominazioni di Origine Controllata regolamentate con le normative moderne nate negli anni ’60. Eppure la produzione di vini di alta qualità era
Montalcino si trova in Toscana, nell’Italia centrale, a circa quaranta km a Sud della città di Siena, in una zona collinare dal paesaggio incontaminato. Un paesaggio agricolo di grande storia e di grande bellezza che, dal 2004,
La zona di produzione del Chianti è costituita da territori delimitati per legge, che si trovano nelle province di Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Questo ambiente è caratterizzato da un sistema collinare a grandi
La zona di produzione delle uve destinate alla D.O.C. Montecarlo comprende in Toscana parte dei territori dei Comuni di Montecarlo, Altopascio, Capannori e Porcari in Provincia di LuccaIl territorio si presenta omogeneo con buona piovosità,
Orcia, grandi vini prodotti nel cuore della Toscana, in un territorio di colline dove, da mille anni, il lavoro degli agricoltori disegna un meraviglioso paesaggio. Numerose città d’arte, gran parte nel Parco della Val
La zona di produzione del Morellino di Scansano si estende per circa 65.000 ha nella zona sud ovest della provincia di Grosseto, la parte più a sud della Toscana, nello storico e suggestivo territorio della Maremma. La zona interessata
Il territorio del Chianti Classico ha come capitali le città di Firenze e Siena e le sue terre si estendono proprio a cavallo tra le due province: si tratta di 70.000 ettari che comprendono per intero i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole
Ancora oggi Cortona, dall’alto dei suoi 585 metri, si affaccia sul panorama vasto ed armonioso della Valdichiana, punteggiato da ville e casali, tra vigneti ordinati, testimoni dell’antica e storica prelibatezza dei suoi vini. E se
I vini delle Colline Lucchesi hanno una tradizione che possiamo collegare addirittura all’ epoca romana e al medioevo. Sembra che gia’ prima dei Romani le colline della Lucchesia fossero coltivate dagli Etruschi che abitavano a
La produzione vinicola nelle Terre di Pisa ha radici antiche che riportano indietro al periodo in cui gli Etruschi abitavano le coste dell’attuale Toscana coltivando, fra l’altro, la vite. Dal Rinascimento in poi, nel corso dei secoli,
La zona di produzione del Doc Bianco di Pitigliano e del Doc Sovana ricade nella parte meridionale della regione Toscana, in provincia di Grosseto, in un territorio collinare che comprende i comuni di Pitigliano, Sorano e parte di quelli di Manciano
La Val di Cornia si trova sulla parte meridionale della costa toscana: si estende dalle coste di Piombino e San Vincenzo spingendosi prima sulle colline di Campiglia m.ma e Suvereto e, seguendo il corso del fiume “Cornia”, su
Il territorio di San Gimignano è situato nel cuore della Toscana.
Estremamente vocato alla produzione vitivinicola, si differenzia dal resto della regione per la sua 'vocazione bianca': la principale denominazione che qui si produce è un vino bianco, la Vernaccia di San Gimignano Docg, il primo vino italiano ad ottenere la doc nel 1966, divenuta docg nel 1993. In realtà gli anni della Vernaccia di San Gimignano sono molti di più, nessun vino italiano vanta una storia così lunga, si hanno tracce documentali della produzione della Vernaccia di San Gimignano a partire dal tredicesimo secolo e le sue vicessitudini si fondono con quelle della città di San Gimignano: una produzione importante nel periodo medioevale e rinascimentale, a cui è seguito un lungo periodo di lento declino durato fino alla seconda metà del ventesimo secolo, momento in cui ha saputo rinnovarsi e incontrare un nuovo successo.
Secoli di produzione vitivinicola che hanno plasmato il territorio di San Gimignano fino a renderlo uno dei più suggestivi della regione, vigneti e oliveti che si alternano circondati da boschi e punteggiati da antichi casolari.
Le zone di produzione delle Denominazioni tutelate dal Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano, la Vernaccia di San Gimignano docg e il San Gimignano doc, ricadono interamente all’interno del Comune di San Gimignano, collocato nella parte nord-ovest della provincia di Siena.
E’ un territorio interamente collinare collocato tra i 200 ed i 500 m s.l.m., i suoli sono di origine pliocenica, risalenti a 6,8- 1,8 milioni di anni fa. In particolare quelli destinati alla produzione della Vernaccia di San Gimignano sono depositi marini pliocenici formati da sabbie gialle e argille, ricchi di fossili, che costituiscono l’elemento pedologico caratterizzante per la sapidità che conferiscono ai vini.
Il Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano nasce nel 1972 per una corretta gestione della denominazione Vernaccia di San Gimignano.
Nel 1996 nasce il San Gimignano doc: come da secoli si produce Vernaccia, così da secoli sulle stesse colline si producono vini rossi. Partendo da questa realtà, in quell'anno è stato formulato il primo disciplinare di produzione con il duplice intento di dare visibilità e specificità ai vini rossi e al vinsanto prodotti nell’area. Il disciplinare è stato profondamente rivisto nel 2006 e poi nel 2011.
Il Disciplinare di produzione della Vernaccia di San Gimignano prevede come area di produzione delle uve e di vinificazione esclusivamente il territorio comunale di San Gimignano e che il vino sia prodotto in vigneti composti per almeno l’85% dal vitigno Vernaccia di San Gimignano, consentendo una presenza massima del 15% di altri vitigni a bacca bianca non aromatici, idonei alla coltivazione per la Regione Toscana. Non è consentito l’impiego dei vitigni: Traminer, Muller Turgau, Moscato Bianco, Malvasia di Candia, Malvasia Istriana, Incrocio Bruni 54. I vitigni Sauvignon e Riesling possono concorrere nella misura massima (da soli o congiuntamente) del 10%.
La resa per ettaro non deve superare i 9.000 kg per ettaro.
Con le migliori uve selezionate si ottiene la tipologia Riserva, per la quale è previsto un periodo di affinamento non inferiore a 11 mesi in cantina (in acciaio o legno) ed un periodo di affinamento di almeno 3 mesi in bottiglia prima dell’immissione al consumo.
Il vino Vernaccia di San Gimignano si presenta dal colore giallo paglierino con riflessi dorati che si accentuano con l'invecchiamento. Il profumo è fine, delicato con sentori fruttati e floreali in età giovanile. Con l'affinamento e l'invecchiamento sviluppa il caratteristico sentore minerale di pietra focaia. Al gusto è un vino asciutto, armonico, sapido.
Il disciplinare di produzione del San Gimignano doc prevede la possibilità di produrre vini di nove tipologie diverse. Di queste sei sono tipologie di vino Rosso (anche con la menzione riserva), una di vino Rosato e due tipologie di vino Vinsanto.
I vini prodotti sono:
Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano
La zona di produzione del Morellino di Scansano si estende per circa 65.000 ha nella zona sud ovest della provincia di Grosseto, la parte più a sud della Toscana, nello storico e suggestivo territorio della Maremma. La zona interessata comprende una fascia collinare e pedecollinare, che da nord e da est degrada a sud verso la pianura di Albinia e ad ovest verso il litorale tirreno e la pianura Grossetana. Gli ettari vitati iscritti all’albo Morellino di Scansano sono circa 1.500.
Il Consorzio Tutela del Vino Morellino di Scansano nasce nel 1992 per volontà di un piccolo gruppo di produttori, decisi a supportare e valorizzare il proprio prodotto dal 2007 a docg, attraverso azioni di promozione e tutela. Oggi raccoglie più di 200 soci, oltre 90 dei quali con almeno una propria etichetta di Morellino di Scansano sul mercato.
I prodotti del Consorzio sono:
Consorzio Morellino di Scansano
Valdarno di Sopra è una delle DOC più recenti nel panorama delle Denominazioni di Origine Controllata regolamentate con le normative moderne nate negli anni ’60.
Eppure la produzione di vini di alta qualità era così consolidata in questi territori da essere inclusa nel bando di Cosimo III de’ Medici che nel 1716 avvertì la necessità di proteggere i prodotti vinicoli toscani provenienti dal Chianti, Pomino, Carmignano e appunto Valdarno di Sopra, dalle contraffazioni. L’editto di Cosimo III del 1716 prendeva atto di una situazione di produzione vitivinicola di alta qualità già a quel tempo ampiamente consolidata e riconosciuta e che derivava da una storia molto antica.
Già gli Etruschi erano in grado di vinificare nel IV secolo a.C. Nel I secolo d.C. Plinio il Vecchio parla delle aree circostanti Arezzo come le migliori per la produzione viticola e fa riferimento a numerose varietà di uve coltivate. Nel Medioevo sono i monaci a curare e proteggere le coltivazioni di vite dal rischio di furti e devastazioni. Nel Catasto Fiorentino del 1427 oltre alle citazioni tecniche catastali si fa riferimento anche al valore dei prodotti ottenuti nelle diverse zone, stilando di fatto una graduatoria di merito e prezzo dei vini dell’epoca.
Nelle trasformazioni agricole avvenute tra il XVI e il XVIII secolo si verifica un primo passaggio a vigneti specializzati e si sviluppa una viticoltura più scientifica ed imprenditoriale.
Nel corso del XIX e XX secolo i vini prodotti nel Valdarno di Sopra erano stati progressivamente accomunati al nome Chianti, inizialmente in maniera generica, in ultimo con la specificazione della sottozona Colli Aretini. La stessa cosa era avvenuta per il Carmignano, risorto col proprio nome solo negli anni ’60 e per il Pomino dove si preferiva contraddistinguere i prodotti sotto la dizione Chianti Rufina.
Per i vini prodotti nel Valdarno di Sopra questa assimilazione con il Chianti non rendeva giustizia alla complessità delle produzioni locali. Da questo territorio provenivano le uve che davano origine a numerosi “Supertuscan” che avevano acquisito una fama ben nota tra gli addetti ai lavori. Si tratta di vini che provengono da vitigni autoctoni, soprattutto Sangiovese in purezza, ma anche Pugnitello, Foglia tonda o Malvasia bianca, o da vitigni alloctoni come Merlot, Syrah, Cabernet Sauvignon e poco o niente avevano da condividere con i disciplinari del Chianti.
Ci troviamo nei versanti orientali e occidentali della Val d’Arno tra la piana di Arezzo e i colli fiorentini. Il clima è sicuramente favorevole alla coltivazione della vite e la zona è classificata come intermedia secondo la scala Rocchi. La zona appenninica della Toscana centrale si trova nell’area di influenza del clima temperato e freddo, ma risente, soprattutto in estate, del clima mediterraneo che ne condiziona in maniera determinante e positiva la fase finale del ciclo vegetativo, permettendo di raggiungere una maturazione completa e progressiva, senza picchi nocivi.
Con DM 13 giugno 2011 questa sorta di delimitazione di origine ante-litteram viene ufficializzata con l’attribuzione della Denominazione di Origine Controllata ai vini “Val d’Arno di Sopra” o “Valdarno di Sopra”. In realtà già nel 2005 era stata compiuta un’operazione per il riconoscimento dei vini Pietraviva con l’ottenimento di una DOC che attualmente è stata inclusa nella nuova Valdarno di Sopra che prevede come sottozone proprio Pietraviva e Pratomagno.
La DOC Valdarno di Sopra prevede le tipologie: Bianco, Bianco spumante, Rosato, Rosato spumante, Rosso. Con indicazione di vitigno prevede: Chardonnay, Sauvignon, Cabernet sauvignon, Cabernet franc, Merlot, Sangiovese, Syrah. C’è poi una tipologia di vino passito, ottenuto da uve a bacca bianca. La zona di produzione comprende i comuni di Cavriglia, Montevarchi, Bucine, Pergine Valdarno, Civitella in Val di Chiana, Castelfranco-Pian di Scò, Castiglion Fibocchi, Terranuova Bracciolini, Loro Ciuffenna, San Giovanni.
I vini prodotti sono:
La zona di produzione delle uve destinate alla D.O.C. Montecarlo comprende in Toscana parte dei territori dei Comuni di Montecarlo, Altopascio, Capannori e Porcari in Provincia di LuccaIl territorio si presenta omogeneo con buona piovosità, ricco di elementi minerali e sostanza organica, caratterizzato da una grande uniformità morfologica collinare. La zona è delimitata a sud ovest dalla piana lucchese e dall’alveo dell’ex lago di Bientina, a nord est dal massiccio delle Pizzorne e dalla piana del Pescia. La storia del borgo di Montecarlo si intreccia con quella del suo vino.
Sito Web: www.montecarloditoscana.it
Telefono: +39 3334322818
E-mail: consorzio.vinomontecarlo@gmail.com
La zona di produzione del Doc Bianco di Pitigliano e del Doc Sovana ricade nella parte meridionale della regione Toscana, in provincia di Grosseto, in un territorio collinare che comprende i comuni di Pitigliano, Sorano e parte di quelli di Manciano e Scansano. I terreni dell’area hanno origine vulcanica e la quota media è di
Contatti:
Sito Web: www.pitiglianodoc.it
Phone: +39 0564 616133
E-mail: cmmaremma@gmail.com
La produzione vinicola nelle Terre di Pisa ha radici antiche che riportano indietro al periodo in cui gli Etruschi abitavano le coste dell’attuale Toscana coltivando, fra l’altro, la vite. Dal Rinascimento in poi, nel corso dei secoli, numerosi sono i documenti in cui si parla del vino delle colline pisane come di un prodotto di ormai affermata qualità, noto ben oltre i confini geografici locali, grazie sia all’intenso commercio dei vinattieri pisani che alla politica estera dei Medici. Del 1885 è la prima fiera di Oli e Vini Pisani, che testimonia la volontà crescente del territorio di appropriarsi di una sua ben precisa identità.
Nel 2018 è stato costituito il Consorzio Vini Terre di Pisa con lo scopo di tutelare e promuovere l’omonima denominazione e fungere da catalizzatore per la valorizzazione della produzione vitivinicola pisana di qualità. Le Terre di Pisa, antichissime per produzione e unitesi di recente per visione e obiettivi comuni, vivono un momento di grande fermento inclusivo, che prevederà l’allargamento progressivo alle aziende presenti sul variegato territorio che si estende dalle colline al mare, in una Toscana che non ci si aspetta.
Nel 2011 si arriva alla creazione della DOC, che si pone come obiettivo di rappresentare il punto più elevato della produzione del vino pisano nei comuni di Fauglia, Crespina, Lari, Chianni, Capannoni, Palaia, Peccioli, Terricciola, Casciana Terme, Ponsacco, Pontedera, Montopoli V.A., San Miniato, Orciano Pisano, Lorenzana e Santa Luce. Il paesaggio è prevalentemente collinare e sente gli influssi del mare, con la vite inserita e integrata in un ecosistema unico, in cui vigneti si alternano a boschi, oliveti e seminativi. Tale conformazione si è rivelata essere condizione ideale per la viticoltura biologica o a basso impatto ambientale, che accomuna un numero significativo di aziende aderenti.
Il disciplinare attuale (in corso di modifica per inserire anche bianchi e rosati) prevede:
Consorzio Terre di Pisa (in costruzione)
Contatti:
Ancora oggi Cortona, dall’alto dei suoi 585 metri, si affaccia sul panorama vasto ed armonioso della Valdichiana, punteggiato da ville e casali, tra vigneti ordinati, testimoni dell’antica e storica prelibatezza dei suoi vini. E se Plinio il Giovane parla di un pregiato vino bianco cortonese di nome Etesiaca, il buongustaio papa rinascimentale, Paolo III, amava fare grandi provviste del prodotto di questi vigneti, mentre Giosue Carducci trovava spesso la sua ispirazione poetica solo di fronte ad un bariletto dello "stupendo vino" di Cortona. L’origine geologica dei terreni del comprensorio di Cortona è essenzialmente riconducibile ai periodi del Miocene inferiore, del Pliocene superiore e del Miocene. Dal punto di vista litologico, il territorio è caratterizzato da arenarie, marne e scisti, con presenza di depositi fluvio-lacustri, di argille e di detriti di falda.
Una Doc che racchiude il patrimonio enologico del territorio. La zona di produzione delle uve atte alla produzione dei vini a denominazione d'origine controllata "Cortona" ricade nella provincia di Arezzo e comprende i terreni vocati alla qualità di parte del territorio amministrativo del comune di Cortona. Oggi gli ettari interessati dalla produzione della Doc sono oltre 300, ma il potenziale è in espansione. Si produce ogni anno circa un milione di bottiglie contraddistinte dalla fascetta Cortona Doc, una denominazione ampia, dominata tuttavia dalla produzione di Syrah, Merlot e Sangiovese.
Costituito nella primavera del 2000, il Consorzio svolge la funzione di controllo e tutela dei vini a D.O.C. Cortona e ne diffonde la conoscenza con un'efficace attività culturale, divulgativa e promozionale.
Protegge l'immagine ed il prestigio della denominazione con continui controlli di qualità ed intraprende iniziative di carattere culturale tendenti a far conoscere nel mondo Cortona, il suo territorio ed i suoi vini. Attualmente le aziende consociate sono 28 e rappresentano la quasi totalità dei produttori. Tra di esse si annoverano marchi nati e radicati nella regione, altri di tradizione più recente ed altri ancora di importanza internazionale. E' lusinghiero il fatto che questi ultimi abbiano dato tanto credito al territorio di Cortona da farne la sede di consistenti investimenti.
Le condizioni ambientali, la naturale vocazione dei luoghi e dei suoli, la tradizione e la cultura del vino hanno portato al diffondersi di una viticoltura di estrema qualità ed alla produzione di vini di grande pregio. Il Consorzio ha il compito di interpretare, trasmettere e garantire questa qualità.
Marco Giannoni, presidente del Consorzio Vini Cortona. «Una denominazione, la nostra, che parte dalle origini etrusche, rappresentate anche nel nostro logo, per arrivare oggi a raccontare attraverso le bottiglie prodotte la storia dell’agricoltura di un territorio in grado di esprimere eccellenze, sotto diversi punti di vista. L’impegno, la passione e l’amore per la terra e la vite si traducono in emozioni da degustare insieme ai nostri vini».
I vini prodotti sono:
Orcia, grandi vini prodotti nel cuore della Toscana, in un territorio di colline dove, da mille anni, il lavoro degli agricoltori disegna un meraviglioso paesaggio.
Numerose città d’arte, gran parte nel Parco della Val d’Orcia, dal 2004 Patrimonio dell’Umanità Unesco, è il paesaggio agricolo più fotografato del mondo. Un territorio di artigianato artistico e di eccellenze alimentari: vino DOC Orcia, olio extravergine, tartufi bianchi, salumi, zafferano, allevamenti bradi di maiali medioevali “Cinta senese”, di buoi chianini - il “gigante bianco” amato anche dagli antichi romani, pecore per la produzione di cacio pecorino.
Il vino Orcia è prodotto nelle colline del Sud della Toscana, in 13 comuni: Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Giovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia, Trequanda e parte di Abbadia San Salvatore, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena.
Il territorio dell’Orcia DOC era popolato in epoca etrusca e romana quando venne percorso dalla Via Cassia e furono costruiti castrum, ville e terme. In epoca medioevale lo stesso tratto viario diventò Via Francigena e collegò l’Europa settentrionale a Roma. La presenza di un intenso transito di mercanti, pellegrini e soldati favorì la nascita di “spedali”, arricchì i piccoli centri lungo il percorso e rese necessaria la costruzione di castelli e rocche anche per proteggere i raccolti (Grancie dell’Ospedale di Siena). Erano infatti frequenti gli assalti dei briganti. Ancora oggi sono visibili le tracce di questo passato.
Il carattere collinare del suolo favorì un insediamento rurale sparso e la coltivazione promiscua in piccoli campicelli. Ogni podere aveva piccoli allevamenti di pecore e maiali accanto alla coltivazione di cereali, olivi, viti, alberi da frutto e ortaggi. Questi elementi si sono mantenuti per secoli fino agli anni sessanta quando avvenne un massiccio esodo dalle campagne. Il turismo è stato il motore del recupero di questo territorio e del suo patrimonio edilizio. Oggi i 13 comuni dell’Orcia sono fra le destinazioni turistiche più esclusive anche grazie alla presenza di centri termali d’eccellenza.
La creazione dell’Orcia DOC ha coinciso con un cambiamento climatico che ha fatto cessare le gelate primaverili. Questi eventi erano un tempo molto frequenti e costituivano il principale ostacolo al successo della viticultura. A seguito dell’istituzione della denominazione sono sorte o hanno ripreso l’attività circa 40 cantine. Anche il patrimonio viticolo è consistentemente aumentato con nuovi vigneti specializzati pensati, fino dall’origine, all’alta qualità delle uve.
La denominazione Orcia è nata il 14 febbraio 2000 e comprende la varietà Orcia ottenuta da uve rosse con almeno il 60% di Sangiovese e Orcia “Sangiovese” con almeno il 90% di questo vitigno, entrambe anche nella tipologia “Riserva”. La denominazione Orcia comprende anche le tipologie Bianco, Rosato e Vin Santo.
I vini manifestano l’impegno e la passione dei produttori che nella stragrande maggioranza fanno tutto direttamente: dalla vigna alla vendita delle bottiglie. In un’epoca di globalizzazione, il vino Orcia è ancora un prodotto familiare, fatto da chi vive in mezzo alle vigne, nel rispetto della natura e con ottime competenze di enologia e viticultura.
Le tipologie principali sono vini rossi di notevole struttura, armonia, complessità e capacità di invecchiamento. Grandi vini che hanno l’eleganza di una terra antica e bellissima.
I vini prodotti all'interno del territorio d'Orcia sono:
La Maremma affascina, incanta e stupisce tutti gli amanti del bello e del buono provenienti da ogni parte del mondo. Un’area con caratteristiche climatiche, pedologiche e morfologiche molto diverse tra loro che caratterizzano e rendono unici i vini prodotti in queste terre: suoli vulcanici a est del fiume Fiora, nel comprensorio di Pitigliano e Sorano; formazioni prevalentemente marnose e marnoso-pelitiche sui rilievi collinari tra il Fiora e l’Ombrone; suoli argillosi e argilloso-limosi nell’Alta Maremma, sui rilievi costieri di bassa collina e sulla piana alluvionale. Questi sono solo alcuni esempi che rappresentano la diversità del terroir maremmano: nessun’altro territorio in Toscana può offrire una scelta così variegata di vini come la Maremma Toscana, grazie anche all’apporto decisivo dei vitigni coltivati in questa terra. Vitigni autoctoni come Ciliegiolo, Canaiolo nero, Alicante, Sangiovese, Vermentino, Trebbiano, Ansonica, Malvasia, Grechetto, Pugnitello, Aleatico, e varietà internazionali come Cabernet Sauvignon, Cabernet franc, Merlot, Syrah, Viognier, Sauvignon, Chardonnay, Petit Verdot.
Dunque, la Maremma Toscana non è solo Sangiovese, come accade in buona parte dei comprensori vitivinicoli regionali: il vigneto occupato da questa varietà rappresenta meno della metà degli 8.570 ettari coltivati in Maremma, lasciando per il resto spazio a vitigni tradizionali (in primo luogo Vermentino e Ciliegiolo) e a varietà internazionali, in primis Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah
Il Consorzio è altresì impegnato nella promozione del territorio della Maremma Toscana – sia in Italia che all’estero - con l’obiettivo di valorizzarne la diversità, non solo enologica, ma anche turistica, agricola, storica e culturale: caratteristiche che si riflettono nella qualità dell’offerta dei vini prodotti in questa terra.
Dopo due anni di attività conta già 354 aziende associate - di cui 68 con produzione “verticale” – e un totale di 4,5 milioni di bottiglie prodotte e opera nell’intera provincia di Grosseto, una vasta e meravigliosa area nel sud della Toscana le cui origini risalgono ai tempi degli Etruschi, che si estende dalle pendici del Monte Amiata e raggiunge la costa maremmana e l’Argentario, fino all’isola del Giglio.
Nella Maremma sono prodotti i seguenti vini:
La storia di Montepulciano è da sempre profondamente legata alla fama delle sue vigne e del suo vino, come testimonia la presenza nel centro storico di cantine secolari, ancora oggi in piena attività. Tale legame è confermato anche dai documenti che nel 790 d.C. attestano la donazione di un vigneto alla chiesa e
dalla testimonianza del Repetti (“Dizionario storico e geografico della Toscana”) che cita un documento del 1350 in cui sono stabilite le clausole per il commercio e l’esportazione del Vino di Montepulciano. Sante Lancerio (1530), bottigliere di Papa Paolo III, definisce il vino di Montepulciano “vino perfectissimo” mentre
celebre è il ditirambo di Francesco Redi che nella sua opera “Bacco in Toscana” (1685) scrive “Montepulciano d’ogni vino è Re”. Voltaire, nel “Candido” (1759), accenna ai “maccheroni, pernici di Lombardia e vino di Montepulciano”. Una recente ricerca ha consentito di far risalire al 1787 la denominazione ufficiale di Vino Nobile di Montepulciano utilizzata in una “nota spese” da Giovan Filippo Neri, Governatore del Regio Ritiro di S. Girolamo, storica istituzione di Montepulciano, per un viaggio a Siena.
La zona di produzione è caratterizzata da unicità geologiche e ambientali alle quali si deve la qualità del vino che vi si produce. L’area è strettamente limitata alla parte del territorio del comune di Montepulciano compresa tra i 250 ed i 600 m s.l.m.. Gli ettari di vigneto iscritti all’albo vigneti della DOCG sono 1.300, mentre per la produzione di Rosso di Montepulciano DOC gli ettari iscritti sono circa 550.
E’ il 1966, un anno dopo la nascita del Consorzio dei produttori, precisamente a primavera, quando sul mercato per la prima volta in Italia esce il Vino Nobile di Montepulciano DOC. Il pregiato vino toscano è tra i primi dieci vini italiani a dotarsi di questo marchio di qualità. Sono passati oltre cinquanta anni da quel primo traguardo che segnò la crescita della denominazione fino ad arrivare a ottenere nel 1980 il massimo riconoscimento, la DOCG
Il 1 luglio 1980 il Nobile è divenuto il primo vino in Italia a potersi fregiare delle fascette della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), che lo ha classificato tra i vini più prestigiosi nel nostro Paese e nel mondo. Il Disciplinare di produzione attualmente vigente è quello stabilito con il Decreto Ministeriale del 9 novembre 2010 e ammette come vitigno il Sangiovese, denominato a Montepulciano “Prugnolo Gentile”, per un minimo del 70%. Possono inoltre concorrere fino ad un massimo del 30% i vitigni complementari a bacca
rossa idonei alla coltivazione nella Regione Toscana. La resa massima per ettaro di vigneto è di 80 quintali con una resa in vino effettiva del 70%. Il vino può essere immesso in commercio soltanto dopo due anni di
maturazione (tre per la Riserva) e comunque dopo aver superato rigidi controlli consistenti in esami chimici ed organolettici compiuti da una commissione ministeriale. La vinificazione e la maturazione devono avvenire obbligatoriamente nel comune di Montepulciano.
Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è nato nel 1965 con l’obiettivo di tutelare e promuovere l’immagine del Vino Nobile di Montepulciano e, successivamente, anche quella delle due Doc Rosso e Vin Santo, in Italia e nel mondo; attualmente i soci del Consorzio sono circa 270 (gli imbottigliatori soci sono 76) rappresentando oltre il 90% della superficie vitata. In virtù di questa rappresentatività ampia, il Consorzio dal 2011 svolge tra le altre cose il ruolo di gestione della denominazione, di controllo dei vini in commercio, di tutela legale del marchio in Italia e a livello internazionale, di promozione e valorizzazione dell’intera
denominazione.
Tutela, vigilanza e promozione dell’intera denominazione. Sono le funzioni che il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali attribuisce ai consorzi di tutela con il cosiddetto “erga omnes”, il decreto legislativo che dal 2010 interpreta il volere della nuova OCM del vino. Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è stato tra i primissimi in Italia a ricevere la delega ministeriale che prevede l’obbligo da parte di tutti i produttori di Vino Nobile Docg, anche i non associati, a contribuire alle attività di tutela, controllo e promozione della denominazione.
I vini prodotti sono:
Montalcino si trova in Toscana, nell’Italia centrale, a circa quaranta km a Sud della città di Siena, in una zona collinare dal paesaggio incontaminato. Un paesaggio agricolo di grande storia e di grande bellezza che, dal 2004, è iscritto dall’Unesco nel Patrimonio dell’umanità. Il territorio montalcinese è costituito da una sola grande collina in gran parte coperta di boschi. Le coltivazioni alternano vigneti, oliveti e seminativi con un gran numero di edifici in pietra che testimoniano la centenaria coltivazione di queste terre.
Il nome “Montalcino” ha un’origine misteriosa: alcuni ritengono che derivi da Mons Lucinus, monte dedicato alla dea romana Lucina (Giunone). Altri invece, ed è l’opinione largamente accettata, lo collegano a Mons Ilcinus (Monte dei Lecci) riferendosi alla forte presenza di lecci (ilex, ilicis). Infatti nello stemma del Comune di Montalcino è visibile un leccio sopra tre monti. Fra il XII secolo e il Cinquecento Montalcino, fu al centro di aspre contese militari, prima contro Siena e dopo il 1260, insieme a Siena contro Firenze. Il piccolo ma coraggioso paese di Montalcino era considerato una roccaforte inespugnabile, protetta da mura e da una grande fortezza. Per questo, nel 1559, quando i montalcinesi consegnarono le chiavi della città ai rappresentanti di Cosimo de’ Medici, Montalcino era rimasto l’ultimo libero comune d’Italia.
La vocazione del territorio di Montalcino a produrre vini di grande qualità è conosciuta da oltre duemila anni: numerosi sono infatti i ritrovamenti archeologici risalenti all’epoca etrusca, che attestano la produzione del vino a Montalcino. Nel Medioevo gli statuti comunali regolavano la data di inizio della vendemmia.
La zona di produzione dei vini di Montalcino è all’interno del territorio del Comune di Montalcino. Un comprensorio di 24.000 ettari, dei quali solo il 15% è occupato dai vigneti. La zona ha una forma pressoché quadrata, i cui ‘lati’ sono delimitati dai fiumi Ombrone, Asso e Orcia.
La nascita del Brunello di Montalcino risale all’Ottocento, quando alcuni agricoltori montalcinesi iniziano a sperimentare la produzione di un vino rosso con le uve di una vite tradizionalmente coltivata nella zona. Una vite chiamata “Brunello” o “Brunellino”. Per molti anni il Brunello rimase una rarità destinata a pochi raffinati intenditori. E’ solo nella seconda metà del Novecento che si trasforma in un simbolo mondiale del migliore made in Italy. Con la nascita delle DOC, il Brunello vive una fase da protagonista ed è nel gruppo dei primi otto vini a cui viene attribuita la denominazione di origine nel 1966. Nel 1980 è la prima Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), riconosciuta dal governo italiano. Tuttavia la produzione del Brunello è ancora troppo piccola per affermarsi su scala internazionale. La prima cantina con una vera rete commerciale è degli anni 70, ma il Brunello conquista il mercato mondiale solo dopo il 1980 anche attraverso una crescita del numero delle cantine e delle bottiglie prodotte.
Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino è nato nel 1967, all'indomani del riconoscimento della D.O.C., come libera associazione fra i produttori intenzionati a tutelare il loro vino ed a valorizzarne le caratteristiche. Rappresenta il 100% dei produttori delle quattro Denominazioni di vini
di Montalcino.Il Consorzio ha favorito la nascita di un tessuto produttivo fatto di aziende vecchie e nuove, piccole e grandi, unite da intenti comuni di rispetto della natura e aspirazione all’alta qualità del vino.
A Montalcino sono prodotti i seguenti vini:
www.consorziobrunellodimontalcino.it
www.facebook.com/brunellodimontalcino/
I vini delle Colline Lucchesi hanno una tradizione che possiamo collegare addirittura all’ epoca romana e al medioevo.
Sembra che gia’ prima dei Romani le colline della Lucchesia fossero coltivate dagli Etruschi che abitavano a Lucca e poi dai Liguri i quali conoscevano bene l’arte della viticoltura e olivocoltura.
Tra il tredicesimo ed il quattordicesimo secolo la coltura della vite si era molto intensificata nel territorio delle colline lucchesi e grande era il consumo che si faceva del vino. Narrano le storie che nel 1334 furono portate a Lucca dalle vicine contrade 168.000 barili di vino che doveva essere « chiaro, vermiglio, puro e franco ».
In quegli stessi secoli l’attivita’ in cui i lucchesi eccellono e’ la produzione della seta, veicolo della creazione del mito internazionale del « mercante » lucchese, coinvolto nella produzione e nel commercio soprattutto verso i paesi del Nord Europa. Proprio assieme ai tessuti di seta, i mercanti lucchesi iniziarono a trasportare verso il nord anche il loro vino e l’olio di cui andavano tanto orgogliosi.
Ma a meta’ del 1500 nasce il sistema lucchese delle « ville-fattorie » : i Buonvisi, gli Arnolfini, i Guinigi, i Cenami, i Mansi faranno a gara per realizzare sulle colline che circondano Lucca le ville di campagna piu’ belle, applicando all’agricoltura, le tecniche agronomiche piu’ avanzate per l’epoca.
Nei primissimi anni del 1800 Lucca torna a respiare un’aria internazionale : l’arrivo delle truppe francesi, e l’insediamento in citta’ di Elisa Bonaparte e della sua corte di dignitari, influenzera’, in parte, anche i destini della viticoltura lucchese. Generali e diplomatici dell’esercito napoleonico (Grabaw e Meuron) acquisteranno alcune delle « ville-fattoria », e i vitigni cosiddetti « francesi » faranno per la prima volta la loro apparizione sulle colline della Lucchesia.
Nella meta’ del XIX secolo la vite era coltivata sia nella zona costiera sia nei territori piu’ interni.
L’ illustre botanico, Cesare Bicchi (1818- 1906) direttore dell’Orto Botanico di Lucca dal 1860 al 1906, nelle sue esplorazioni volte allo studio della flora locale, noto’ con stupore la numerosita’ dei vitigni coltivati, ma anche la totale assenza di una catalogazione sistematica (amelografia) che generava molta confusione e scarsa concorrenzialita’ dei prodotti locali con quelli provenienti da fuori. La stessa varieta’ prendeva nomi diversi da un paese all’altro e addirittura tra vigna e vigna della stessa localita’.
Per questo motivo nel 1873 si costitui’ un Comitato Ampelografico Lucchese, presieduto proprio da Bicchi.
La particolare posizione della DOC Colline Lucchesi sita tra le montagne e il mare la differenzia in maniera importante rispetto alle altre denominazioni Toscane. Il suo clima fresco e ventilato, non troppo siccitoso dona ai vini una vivacità e una complessità unica che li rende la perfetta espressione di un Terroir d'eccezione.
“Il clima ha una forte variabilità, a seconda che prevalga l’influenza appenninica oppure quella mediterranea. L’Appennino influenza il clima con abbondante piovosità, ben diffusa nell’arco dell’anno, e con escursione termica notturna; mentre il Tirreno regala una luce di grande intensità e una buona ventilazione. Queste condizioni fanno sì che le uve raggiungano un’ottima maturazione – del colore e dei tannini – che producono vini di notevole morbidezza e intensità. In queste condizioni la Lucchesia è in grado di offrire alle vigne un periodo vegetativo molto lungo, gli inverni miti che sbocciano in precoci primavere, l’escursione termica presente ma moderata, la disponibilità idrica che consente una buona attività fotosintetica anche in piena estate, garantiscono la piena maturità delle uve anche con buone rese.”
Il fiume Serchio attraversa il territorio della DOC, dividendolo in due versanti; le colline a nord-ovest di Lucca: Monte San Quirico fino a Forci passando dalla Pieve Santo Stefano e la sottozona della Val Freddana; la zona orientale lungo i pendii delle Pizzorne, partendo da Matraia fino ad arrivare a San Gennaro, attraversando Valgiano e Tofori
I terreni delle DOC Coline Lucchesi sono di origine sedimentaria. In collina sono da argillosi ad argillo-sabbiosi con buono scheletro, e talvolta con buona presenza di calcare. In pianura sono più sabbiosi e sciolti.
i vini del territorio sono:
Il territorio del Chianti Classico ha come capitali le città di Firenze e Siena e le sue terre si estendono proprio a cavallo tra le due province: si tratta di 70.000 ettari che comprendono per intero i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e in parte quelli di Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano in Val di Pesa e Tavarnelle in Val di Pesa.
Per lo più coperto da boschi, dove prevalgono querce, castagni e pini, punteggiato da cipressi, il Chianti è un altipiano con altitudini che oscillano tra i 200 e gli 800 metri, dove l’altitudine massima per la coltivazione di uva da vino Chianti Classico è 700 metri s.l.m. Il clima è continentale con discrete escursioni termiche, caratterizzato da temperature anche molto basse in inverno – al di sotto dei 4-5 gradi, - ed estati siccitose e roventi, durante le quando non di rado si superano i 35 gradi.
Il terreno geologicamente può essere definito come uno scudo di scisti argillosi (galestri) con inserimenti di argille scagliose alternate ad alberese ed arenarie calcaree fini. Il suolo è in genere poco profondo, recente, bruno, con struttura che va dall’argilloso-sabbioso, al ciottoloso con medie percentuali di argilla.
Le tipologie dei terreni cambiano notevolmente a seconda delle zone. Non è possibile ricondurre a una suddivisione strettamente comunale i vari tipi di suolo che caratterizzano il Chianti. Tuttavia, si può ugualmente asserire che il terreno di matrice galestrica è diffuso nell’area di San Casciano in Val di Pesa, il suolo argillo-calcareo caratterizza il territorio di Greve in Chianti e tutte le zone di minore altitudine, il macigno costituito principalmente da rocce di arenaria accompagna la dorsale dei Monti del Chianti, l’alberese è presente in misura predominante nella parte centro-meridionale del territorio e il tufo contraddistingue gran parte del territorio di Castelnuovo Berardenga.I rilievi con forte presenza di arenarie appaiono severi e scoscesi, quelli calcarei hanno forme più rotonde e morbide, mentre ancor più dolci sono le colline con prevalenza di argilla.
Un dato comune a quasi tutta la zona di produzione del Chianti Classico è, comunque, la ricca presenza di scheletro, ovvero di ciottoli o sassi in particolare di galestro.
Due terzi dell’intero territorio sono occupati da boschi: presente quasi ovunque è la quercia, mentre il castagno è diffuso soprattutto nella fascia orientale del territorio; le conifere sono concentrate alle quote più alte e le pinete interessano le basse colline a sud di Firenze.
Il Consorzio Vino Chianti Classico rappresenta centinaia di etichette unite dall’inconfondibile marchio del Gallo Nero e da un disciplinare che ne impone la produzione con un uvaggio minimo di Sangiovese dell’80%. La storia del suo terroir, le sue caratteristiche pedoclimatiche, la passione e l’arte dei nostri produttori, custodi da generazioni di questo immenso patrimonio, contribuiscono a rendere il Chianti Classico come delle migliori espressioni del made in Italy, l’unico e inimitabile vino del cuore della Toscana, l’Originale.
Dalla sua fondazione il Consorzio Vino Chianti Classico si occupa della tutela, della vigilanza e della valorizzazione della denominazione Chianti Classico. Dal Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine del 1924 al Consorzio Vino Chianti Classico di oggi, l’organismo consortile ha cambiato nomi e stili grafici del suo marchio dove da sempre, però, campeggia lo storico simbolo del Gallo Nero. Oggi il Consorzio rappresenta circa il 96% dei produttori della DOCG e si conferma uno dei principali referenti delle istituzioni nazionali e comunitarie per il settore vitivinicolo. La sua organizzazione interna prevede strutture dedicate ad assolvere i suoi compiti istituzionali: dal fronte della salvaguardia e dei servizi, che vede impegnato l’ufficio legale, a quello della valorizzazione, affidato all’ufficio marketing e comunicazione. L’intera filiera, dalla produzione delle uve all’imbottigliamento del prodotto, è sottoposta ad un sistema di tracciabilità, i cui dati vengono inseriti in un database informatizzato di pubblica fruibilità. Il Consorzio attua, inoltre, un severo controllo sul prodotto confezionato già presente nei canali di vendita, comprese le piattaforme e-commerce. Un’altra importante attività è la ricerca e sperimentazione in ambito agronomico ed enologico, svolta dal Consorzio in collaborazione con prestigiosi istituti di formazione e ricerca a livello locale e nazionale. A seguito del regolamento comunitario sull’OCM vino è stato approvato a livello nazionale un decreto legge che ha sostituito la vecchia legge sulle denominazioni di origine, introducendo una sorta di “erga omnes” per la valorizzazione della denominazione e del suo marchio per gli organismi con un’elevata rappresentatività. I consorzi di tutela con una rappresentatività di almeno il 66% della denominazione e il 40% delle aziende produttrici hanno, quindi, la possibilità di gestire tutta l’attività di vigilanza, tutela e valorizzazione, rafforzando il loro ruolo. Oltre a questo, la nuova norma consente al consorzio di poter definire l’attivazione di politiche di governo dell’offerta, al fine di salvaguardare e tutelare la qualità del prodotto e contribuire al miglior coordinamento dell’immissione sul mercato della denominazione tutelata.
I vini del consorzio sono:
Siamo in una delle zone di più antica tradizione di produzioni di vini di eccellenza in Toscana e sicuramente la zona più alta e più fresca dal punto di vista climatico.
La produzione di vini di alta qualità era così consolidata in questi territori da essere inclusa nel bando di Cosimo III de’ Medici che nel 1716 avvertì la necessità di proteggere i prodotti vinicoli toscani provenienti dal Chianti, Pomino, Carmignano e appunto Valdarno di Sopra, dalle contraffazioni.
Nel corso del XIX e XX secolo i vini prodotti nella zona della Sieve erano stati progressivamente accomunati al nome Chianti, inizialmente in maniera generica, in ultimo con la specificazione della sottozona Rufina. La stessa cosa era avvenuta per il Carmignano, risorto col proprio nome solo negli anni ’60 e per il Valdarno di Sopra dove si preferiva contraddistinguere i prodotti sotto la dizione Chianti Colli Aretini.
La zona di produzione ricade nella parte nord orientale della Toscana e comprende un territorio pedemontano situato sul medio versante della Valle della Sieve, in una zona di alta collina e di bassa e media montagna. Si tratta di una realtà ambientale e produttiva unica in Toscana, dove lo specifico microcosmo ecologico e climatico rende possibile il perfetto equilibrio tra vigneti, boschi di abeti, castagneti ed oliveti. I terreni sono principalmente arenacei e marnosi presentando quindi un prevalente tenore siliceo e micaceo con poca argilla, con importante presenza di scheletro nella parte più alta. Le coltivazioni arrivano fino ai 750 metri, e il clima della fascia produttiva, pur rientrando per buona parte dell’anno nell’area di influenza del clima temperato e freddo, risente soprattutto in estate di quello mediterraneo che ne condiziona in maniera determinante la fase finale del ciclo vegetativo, permettendo di raggiungere un ottimale grado di maturazione delle uve. L’andamento delle temperature è caratterizzato da forti escursioni, con estati calde e inverni rigidi.
Occorre precisare subito che cosa si intende per territorio del Pomino. Confrontando i confini dei territori indicati nel Bando con quelli delle DOC attuali si può concludere che il Pomino granducale costituiva gran parte dell’attuale Rufina e Pomino.
Per il Chianti Rufina la base ampelografia prevede il Sangiovese da 70 a 100% e tra le altre uve ammesse quelle a bacca bianca non possono superare il 10%, mentre Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon non possono superare il 15%. Il vino non può essere immesso al consumo prima del 1° settembre dell’anno successivo alla vendemmia. La menzione riserva prevede un invecchiamento minimo di 2 anni, di cui sei mesi in fusti di legno.
La DOC Pomino risente invece del carattere particolare impresso alla viticoltura della metà dell’800 da Vittorio degli Albizi, di nobile famiglia fiorentina ma nato ad Auxerre e vissuto per anni in Francia. Il suo contributo consiste nell’introduzione in zona dei vitigni francesi Chardonnay, Pinot bianco, Pinot grigio e Cabernet, sia Sauvignon che Franc, poi Merlot, Malbec, Pinot nero e Syrah. L’attuale disciplinare prevede un Pomino Bianco (anche riserva e vendemmia tardiva) a base di Pinot bianco, Pinot grigio e Chardonnay, un Pomino Vin Santo, nel quale è presente, oltre alle uve del bianco, anche il Trebbiano, un Pomino Rosso (anche riserva, vendemmia tardiva e Vin Santo Occhio di Pernice con Sangiovese (minimo 50%), Pinot nero e Merlot. Vi sono poi il Pomino Chardonnay, il Pomino Sauvignon, il Pomino Pinot Nero e il Pomino Merlot (minimo 85% delle uve di riferimento). Esiste anche un Pomino Spumante bianco o rosato a base di Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero.
I vini prodotti sono:
A Carmignano si produceva vino fin dall’epoca etrusca e romana. Alla fine del 1300 il Datini comprava a caro prezzo il Carmignano per la sua cantina in Prato e nel 1685 lo decanta il Redi come vino degno di Giove.
Carmignano fu scelta dal Granduca Cosimo III de’Medici nel 1716 come una delle 4 zone, con Chianti Classico, Rufi-na-Pomino e Valdarno di Sopra, a vocazione viticola del Granducato di Toscana, costituendo il primo esempio di doc al mondo.
Negli anni 30 del secolo scorso, l’antica doc medicea fu inglobata nella doc Chianti Montalbano. Il ritorno alla propria denominazione è merito di Ugo Contini Bonacossi della Tenuta di Capezzana. Nel 1975 fu finalmente riconosciuta la doc Carmignano. Nel 1990 si ottiene la docg.
La presenza di alcuni vitigni un tempo insoliti rendono questo vino ben diverso dal Chianti per precise qualità orga-nolettiche. Per la tradizione orale la presenza del Cabernet fu introdotto nell’uvaggio del Carmignano per desiderio di Caterina de' Medici, quando nel sedicesimo secolo fu regina di Francia: lo confermerebbe lo stesso nome di "uva francesca", ancora in voga tra i vecchi viticoltori.
La docg di Carmignano si estende nei comuni di Carmignano e Poggio a Caiano, all’estremità nordorientale della Toscana. La vicinanza all’Appennino Tosco-Emiliano spiega la particolarità del suo clima: l’altitudine non troppo ele-vata (ca. 200 m. s.l.m.) in estate dà giornate calde, seguite generalmente da notti rinfrescate dai venti che scendo-no dall’Appennino. Tutto ciò crea le condizioni per una buona maturazione, che generalmente è anticipata di una o due settimane rispetto ad altre zone viticole toscane. La piovosità è ben distribuita perché i monti di oltre duemila metri di altezza esercitano anche un’azione di condensa, che normalmente regala qualche pioggia a giugno e a lu-glio, mitigando la siccità. Inoltre il Montalbano, che si innalza verso ovest difende dalle burrasche e dai venti marini. Il lungo periodo vegetativo, le elevate escursioni termiche, la ventilazione dei pendii, le precipitazioni ben distribui-te anche nel periodo estivo hanno permesso di perfezionare, nel corso dei secoli, una serie di pratiche agronomi-che ed enologiche volte alla produzione di un vino rosso da invecchiamento strutturato e al tempo stesso elegante ed armonico con un bouquet fine ed intenso. I suoli sono terreni a libero drenaggio, senza intasamenti o stagnazio-ne di acqua nel profilo, specialmente dopo gli scassi. Di conseguenza sono ben areati, caldi e permettono quindi una buona ripresa vegetativa in primavera.
Il Carmignano è una tra le più piccole DOCG del nostro paese con circa 200 ettari di vigneto. Considerando anche le IGP abbiamo 320 ettari in totale. La produzione nel 2013 è stata di circa 5.653,93 hl (ARTEA) per 16 produttori dei quali 12 iscritti al Consorzio presieduto da Fabrizio Pratesi dell’azienda Pratesi.
Caratteristica del Carmignano DOCG è la presenza di una quantità di Cabernet Franc e/o Sauvignon, che varia se-condo il disciplinare dal 10 al 20%. Il Sangiovese va dal 50% al 90%, poi Canaiolo nero da 0 al 20%, vitigni a bacca bian-ca fino a un massimo del 10%, infine un altro massimo del 10% di vitigni a bacca rossa come il Merlot o Syrah. Il pe-riodo di invecchiamento deve essere effettuato in botti di rovere, rispettivamente per almeno otto mesi per il Carmignano e per almeno dodici mesi per il Carmignano tipologia Riserva. Abbiamo poi le DOC Barco Reale, tipolo-gie Rosato Vin Ruspo e Rosso ed il Vin Santo di Carmignano, ottenuto da Trebbiano, Malvasia bianca e San Colom-bano.
I mercati - Il 40% della produzione viene oggi commercializzato sul mercato italiano, mentre a quello straniero è destinato il 60%. Il Carmignano viene esportato in Francia, Svizzera, Inghilterra, Austria, Belgio, Olanda, Lussem-burgo e nei paesi del nord Europa, Svezia e Norvegia, negli Stati Uniti, in Canada, Brasile e Messico. In forte svilup-po anche il mercato cinese e giapponese.
A Carmignano sono prodotti i seguenti vini:
La zona di produzione del Chianti è costituita da territori delimitati per legge, che si trovano nelle province di Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Questo ambiente è caratterizzato da un sistema collinare a grandi terrazze con vallate attraversate da ?umi.
L’origine del vino Chianti si perde nei secoli, ma ha avuto la sua consacrazione nell’800. La prima delimitazione uf?ciale del territorio e delle modalità di produzione risale al 1932 ed ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata con il Decreto del Presidente della Repubblica 9 agosto 1967, in cui si ?ssano le sue caratteristiche in un apposito Disciplinare di Produzione.
La Denominazione “Chianti” può essere integrata con le menzioni aggiuntive Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano, Ru?na e Montespertoli, corrispondenti, le prime, alle sottozone geogra?che, contemplate dalla prima delimitazione del territorio, stabilita con D.M. 31 luglio 1932, mentre l’ultima, Montespertoli, è stata riconosciuta con Decreto 8 settembre 1997. In tali zone speci?che, sono previste per il vino modalità produttive più restrittive e requisiti particolari.
Interessante notare il recupero della tipologia “Superiore”, con più alte caratteristiche e che riguarda potenzialmente tutta la zona dei vini Chianti.
I vitigni fondamentali che concorrono alla formazione del vigneto Chianti sono i seguenti: Sangiovese minimo 70%, complementari ?no al 30%, con un massimo per i vitigni bianchi del 10% e del 15% per i vitigni Cabernet. Le rese massime di uva per ettaro, per gli impianti ad alta densità, sono di 11 tonnellate per il Chianti, 9,5 tonnellate per Colli Aretini, Colline Pisane, Montalbano, Rù?na, Montespertoli e Chianti Superiore, 9 tonnellate per Colli Fiorentini e Colli Senesi.
Il Chianti è di colore rosso rubino, tendente al granato con l’invecchiamento, di sapore armonico, sapido, leggermente tannico, con odore intenso, vinoso, anche con sentori di mammola.
Può essere consumato, per qualche tipologia, come vino giovane, fresco e gradevole al palato, ma è ben nota anche, per alcune zone, la sua vocazione ad un medio e lungo invecchiamento, con cui matura colore, profumo e sapore inconfondibili.
Con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 3 settembre 2012 è stato concesso il riconoscimento e l’incarico per la valorizzazione, promozione e vigilanza anche sulle denominazioni Vin Santo del Chianti e Colli dell’Etruria Centrale.
La denominazione “Colli dell’Etruria Centrale” si pone in af?ancamento alla D.O.C.G. Chianti consentendo la produzione nella stessa zona di vini di qualità diversi dal Chianti prevedendo oltre alla tipologia rosso, il bianco, il rosato, il novello e il Vin Santo.
Il riconoscimento della denominazione “Vin Santo del Chianti”, con la possibilità di usare le varie sottozone, segna un’importante tappa per la valorizzazione di questo prodotto che tanto rappresenta per le tradizioni e le capacità produttive nella zona del Chianti e per il quale il Consorzio si è a lungo battuto.
Il Consorzio Vino Chianti si è costituito nel 1927 ad opera di un gruppo di viticoltori delle province di Firenze, Siena, Arezzo e Pistoia, allargando successivamente la sua operatività a tutta la zona di produzione, riconosciuta dal Disciplinare del 1967, poi recepita nella Denominazione di Origine Controllata e Garantita riconosciuta nel 1984 e aggiornata, per ultimo, con decreto del 19 giugno 2009.
Oltre tremila produttori, che interessano più di 15.500 ettari di vigneto per oltre
800.000 ettolitri di Chianti delle varie zone e tipologie, sono tutelati dal Consorzio che, per la sua rappresentatività, ha ottenuto il riconoscimento “ERGA OMNES” con conferimento dell’incarico a svolgere le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale degli interessi relativi alla D.O.C.G. “Chianti” con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del 03 Settembre 2012, rinnovato con Decreto Ministeriale del Settembre 2015.
Le denominazioni del Consorzio Chianti sono:
La Val di Cornia si trova sulla parte meridionale della costa toscana: si estende dalle coste di Piombino e San Vincenzo spingendosi prima sulle colline di Campiglia m.ma e Suvereto e, seguendo il corso del fiume “Cornia”, su quelle più in alto di Sassetta e Monteverdi m.mo.
Pur essendo possibile parlare di coltivazione della vite sin dai tempi degli Etruschi (il nome “populonia” infatti deriva da “fufluns”, divinita’ etrusca corrispondente al dio greco Dioniso), è solo negli anni ‘80 che, sospinte da un maggior interesse per una produzione di qualità, le aziende si impegnarono a far nascere la denominazione “DOC Val di Cornia” ed il consorzio di tutela del vino DOC Val di Cornia.
Da allora si sono succedute alcune modifiche del disciplinare ed, ad oggi le tipologie che sono presenti sul territorio come vini DOC sono: bianco, ansonica, vermentino, rosato, sangiovese, merlot, cabernet sauvignon, ciliegiolo, ansonica passito e aleatico passito. Inoltre sul territorio sono presenti anche le denominazioni DOCG Val di Cornia rosso e DOCG suvereto.
Le aziende sono circa 60 con dimensione media che è cresciuta dai 5 ha (anni ‘80) a circa 10-12 ha e, pur mantenendo una gestione familiare, hanno saputo organizzarsi per affacciarsi sui mercati internazionali.
Ciò che contraddistingue la Val di Cornia come luogo ideale per produrre vino è:
- il clima gode dell’influenza benefica del mare: c’è spesso vento e le temperature sono miti;
- i suoli sono ricchi di mineralità;
- le vigne sono per lo più sulle colline (o ai loro piedi) circondate dalla macchia mediterranea e dai boschi
I vini, pur prodotti in zone piuttosto diverse, si contraddistinguono per l’alta concentrazione (dovuta a basse rese per ha) e, nonostante ciò, hanno un notevole equilibrio dovuto sia ad importanti maturità fenoliche sia ad un buon livello dell’acidità e, per la loro ricchezza, sono particolarmente longevi.
Il consorzio è nato alla fine degli anni ’80 e ha subito iniziato la sua attività di promozione dei vini. In questi ultimi 30 anni, grazie al miglioramento della qualità dei vini, sono state effettuate varie modifiche e sono stati introdotte tipologie internazionali di uve che all’inizio non erano permesse. Ora vari tipi di vino sono prodotti e alcuni non seguono le regole del disciplinare e sono denominati IGT.
I vini prodotti nel territorio della Val di Cornia sono:
La Docg Montecucco, situata ai confini nordorientali della provincia di Grosseto, abbraccia il territorio dei comuni di Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Cinigiano, Civitella Paganico, Roccalbegna e Seggiano, ed è facilmente raggiungibile dalle principali vie di comunicazione toscane. Essa prende vita laddove le morbide forme della Maremma Toscana lasciano rapidamente il passo alle pendici del Monte Amiata, incastonandosi tra le Docg del Brunello di Montalcino e del Morellino di Scansano. Il territorio, altamente vocato alla produzione di sangiovese, gode di condizioni climatiche estremamente favorevoli; alla vicinanza con il mar Tirreno, distante pochi chilometri in linea d’aria, si contrappone alle sue spalle la presenza dell’ormai spento vulcano Amiata. Questi elementi garantiscono un’adeguata ventilazione, un giusto apporto idrico durante i mesi invernali e delle lunghe e soleggiate estati caratterizzate, tra l’altro, da una sensibile escursione termica giornaliera. Composto da arenaria frammentata nelle zone più basse, il terreno muta la sua composizione lungo le pendici del Monte Amiata, dove si afferma la presenza di composti lavici, i quali donano alla vite mineralità e sapidità, tratti distintivi del nostro vino; è proprio dal connubio tra questo terroir e la sapiente mano dei nostri coltivatori che nasce un sangiovese di grande valore: il Montecucco.
È stato un gruppo di giovani agricoltori, a dar vita nel 2000 al Consorzio per la tutela e la promozione della neonata Denominazione di Origine Montecucco, stimolati in ciò dalla profonda convinzione che solo tramite la condivisione di un percorso si possa ottenere una reale crescita. Grazie all’impegno ed alla passione che i venti soci fondatori hanno riversato nel Consorzio, questo è divenuto una guida per il territorio ed un centro di confronto per tutto il tessuto produttivo circostante. La capacità di essere quotidianamente a fianco delle aziende, l’attività di promozione del marchio, l’attenzione posta alla qualità del prodotto in ogni fase della sua trasformazione, sono alcuni tra i fattori che hanno permesso di conquistare la fiducia delle aziende locali, a cui si sono aggiunte con il passare del tempo alcune tra le più importanti case vitivinicole del panorama nazionale. Questo continuo sviluppo ha fatto sì che, partendo da poche decine di produttori e da poche migliaia di bottiglie, oggi le aziende consorziate siano notevolmente aumentate e di bottiglie ne producano oltre un milione. Nonostante la crescita della Doc e l’eterogeneità dei produttori, vi è però un tratto che accomuna quest’ultimi: l’assoluto rispetto per la campagna ed i suoi prodotti in un clima di piena simbiosi tra uomo e natura, qualunque sia infatti, la dimensione aziendale, è costante l’attenzione posta a tutte le fasi di produzione delle uve, nella consapevolezza che un grande vino nasce innanzitutto in vigna. A ciò si affianca in cantina l’utilizzo di tecniche tradizionali o moderne ma mai invasive; il tutto per consegnare al consumatore finale un vino che sia sincera espressione del nostro territorio, vicino ma al contempo lontano dalle rotte del turismo di massa, ancora genuino, da gustare, capace pertanto di affascinare chi lo visita.
A Montecucco sono prodotti i seguenti vini:
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