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Il territorio del Chianti Classico ha come capitali le città di Firenze e Siena e le sue terre si estendono proprio a cavallo tra le due province: si tratta di 70.000 ettari che comprendono per intero i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e in parte quelli di Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano in Val di Pesa e Tavarnelle in Val di Pesa.
Per lo più coperto da boschi, dove prevalgono querce, castagni e pini, punteggiato da cipressi, il Chianti è un altipiano con altitudini che oscillano tra i 200 e gli 800 metri, dove l’altitudine massima per la coltivazione di uva da vino Chianti Classico è 700 metri s.l.m. Il clima è continentale con discrete escursioni termiche, caratterizzato da temperature anche molto basse in inverno – al di sotto dei 4-5 gradi, - ed estati siccitose e roventi, durante le quando non di rado si superano i 35 gradi.
Il terreno geologicamente può essere definito come uno scudo di scisti argillosi (galestri) con inserimenti di argille scagliose alternate ad alberese ed arenarie calcaree fini. Il suolo è in genere poco profondo, recente, bruno, con struttura che va dall’argilloso-sabbioso, al ciottoloso con medie percentuali di argilla.
Le tipologie dei terreni cambiano notevolmente a seconda delle zone. Non è possibile ricondurre a una suddivisione strettamente comunale i vari tipi di suolo che caratterizzano il Chianti. Tuttavia, si può ugualmente asserire che il terreno di matrice galestrica è diffuso nell’area di San Casciano in Val di Pesa, il suolo argillo-calcareo caratterizza il territorio di Greve in Chianti e tutte le zone di minore altitudine, il macigno costituito principalmente da rocce di arenaria accompagna la dorsale dei Monti del Chianti, l’alberese è presente in misura predominante nella parte centro-meridionale del territorio e il tufo contraddistingue gran parte del territorio di Castelnuovo Berardenga.I rilievi con forte presenza di arenarie appaiono severi e scoscesi, quelli calcarei hanno forme più rotonde e morbide, mentre ancor più dolci sono le colline con prevalenza di argilla.
Un dato comune a quasi tutta la zona di produzione del Chianti Classico è, comunque, la ricca presenza di scheletro, ovvero di ciottoli o sassi in particolare di galestro.
Due terzi dell’intero territorio sono occupati da boschi: presente quasi ovunque è la quercia, mentre il castagno è diffuso soprattutto nella fascia orientale del territorio; le conifere sono concentrate alle quote più alte e le pinete interessano le basse colline a sud di Firenze.
Il Consorzio Vino Chianti Classico rappresenta centinaia di etichette unite dall’inconfondibile marchio del Gallo Nero e da un disciplinare che ne impone la produzione con un uvaggio minimo di Sangiovese dell’80%. La storia del suo terroir, le sue caratteristiche pedoclimatiche, la passione e l’arte dei nostri produttori, custodi da generazioni di questo immenso patrimonio, contribuiscono a rendere il Chianti Classico come delle migliori espressioni del made in Italy, l’unico e inimitabile vino del cuore della Toscana, l’Originale.
Dalla sua fondazione il Consorzio Vino Chianti Classico si occupa della tutela, della vigilanza e della valorizzazione della denominazione Chianti Classico. Dal Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine del 1924 al Consorzio Vino Chianti Classico di oggi, l’organismo consortile ha cambiato nomi e stili grafici del suo marchio dove da sempre, però, campeggia lo storico simbolo del Gallo Nero. Oggi il Consorzio rappresenta circa il 96% dei produttori della DOCG e si conferma uno dei principali referenti delle istituzioni nazionali e comunitarie per il settore vitivinicolo. La sua organizzazione interna prevede strutture dedicate ad assolvere i suoi compiti istituzionali: dal fronte della salvaguardia e dei servizi, che vede impegnato l’ufficio legale, a quello della valorizzazione, affidato all’ufficio marketing e comunicazione. L’intera filiera, dalla produzione delle uve all’imbottigliamento del prodotto, è sottoposta ad un sistema di tracciabilità, i cui dati vengono inseriti in un database informatizzato di pubblica fruibilità. Il Consorzio attua, inoltre, un severo controllo sul prodotto confezionato già presente nei canali di vendita, comprese le piattaforme e-commerce. Un’altra importante attività è la ricerca e sperimentazione in ambito agronomico ed enologico, svolta dal Consorzio in collaborazione con prestigiosi istituti di formazione e ricerca a livello locale e nazionale. A seguito del regolamento comunitario sull’OCM vino è stato approvato a livello nazionale un decreto legge che ha sostituito la vecchia legge sulle denominazioni di origine, introducendo una sorta di “erga omnes” per la valorizzazione della denominazione e del suo marchio per gli organismi con un’elevata rappresentatività. I consorzi di tutela con una rappresentatività di almeno il 66% della denominazione e il 40% delle aziende produttrici hanno, quindi, la possibilità di gestire tutta l’attività di vigilanza, tutela e valorizzazione, rafforzando il loro ruolo. Oltre a questo, la nuova norma consente al consorzio di poter definire l’attivazione di politiche di governo dell’offerta, al fine di salvaguardare e tutelare la qualità del prodotto e contribuire al miglior coordinamento dell’immissione sul mercato della denominazione tutelata.
I vini del consorzio sono: